Donatello e il San Pietro martire: la rinascita di una grande opera
Si è svolta domenica 29 ottobre presso il Palazzo del Podestà di Fabriano una giornata di studi dedicata a Donatello e il San Pietro martire, l’unica opera oggi nelle Marche del grande maestro del Rinascimento. L’iniziativa, promossa dall’assessore regionale alla cultura Chiara Biondi in sinergia con il sottosegretario Vittorio Sgarbi, è stata curata dalla Fondazione Marche Cultura.
Una giornata di studi partecipata e ricca di spunti, in cui è stata approfondita la vicenda legata al recupero e al lungo restauro, durato quattro anni, dell’opera lignea del grande scultore fiorentino del Rinascimento, l’unica attualmente presente nelle Marche, raffigurante San Pietro a grandezza naturale, vestito da domenicano e con un libro stretto al petto. Un appuntamento di grande interesse culturale e anche un omaggio agli autori della rinascita di questa importante opera, conservata oggi nella Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano.
La giornata, con la conduzione di Paolo Notari, è iniziata con i saluti istituzionali del sindaco di Fabriano Daniela Ghergo, del presidente di Fondazione Marche Cultura Andrea Agostini, del presidente Fondo edifici di culto (FEC) Eike Schmidt in collegamento, del viceprefetto di Ancona Davide Garra, dell’assessore regionale Chiara Biondi e del sottosegretario Vittorio Sgarbi.
“Abbiamo voluto promuovere questa giornata di studi – dichiara l’Assessore alla Cultura regionale Chiara Biondi– dedicata alla figura e a questa statua meravigliosa che è il San Pietro Martire di Donatello, l’unica opera di Donatello che abbiamo nella nostra regione. Ci sembrava doveroso far capire alla comunità l’importanza di un’opera così particolare, una statua che era abbandonata, e che grazie allo storico d’arte il prof. Fabio Marcelli dell’Università di Perugia, il primo ad accorgersi della mano di Donatello, viene restituita alla collettività. Come regione Marche abbiamo il dovere di salvaguardare il patrimonio culturale della nostra regione.“
“Il singolare percorso del San Pietro martire di Fabriano può essere di scuola? C’è la possibilità che ancora oggi, nelle chiese, nei santuari, nei palazzi dei tanti borghi della Regione, siano presenti opere di cui ancora non abbiamo intuito il pregio ed il valore, di cui non abbiamo adeguatamente colto la collocazione temporale, opere che celano una storia di cui non siamo del tutto a conoscenza? – commenta il Presidente della Fondazione Marche Cultura, Avv. Andrea Agostini – Credo che solo spingendo con determinazione nella valorizzazione territoriale dei nostri beni culturali, promuovendo iniziative di studio e approfondimento da parte di università ed enti di ricerca, potremo avere una risposta adeguata e magari scoprire nuovi tesori.“
“Una grande soddisfazione per la nostra città, il nostro territorio e la nostra pinacoteca – commenta Daniela Ghergo, Sindaco di Fabriano –Questo convegno di oggi, con relatori di grande spessore, testimonianza di come la sinergia tra le istituzioni riesce a dare risultati importanti: dopo un’opera di restauro durato quattro anni, oggi possiamo ragionare sulla paternità di un’opera, quella di Donatello, che dà lustro alla nostra città e al patrimonio culturale della nostra nazione.“
Intervenuto in collegamento, Eike Schmidt, Direttore degli Uffizi di Firenze e Presidente del Fondo Edifici di Culto, ha raccontato le vicende della statua in relazione alla prima mostra in cui l’opera fu esposta, quella tenutasi nel 2016 agli Uffizi e curata da Alfredo Bellandi. Una mostra resa possibile grazie alla generosità di Alfredo Bellandi e sua moglie Anna, ha ricordato Schmidt, che hanno donato il restauro della statua per quella occasione. Dopo l’evento espositivo a Firenze, il restauro è stato ulteriormente perfezionato e completato, come si è potuto ammirare oggi durante il convegno.
Nella seconda metà della mattinata e nel corso del pomeriggio, con la giornalista Monica d’Onofrio come moderatrice, ospiti qualificati hanno approfondito i recenti indirizzi di studio e ricerca su Donatello, le vicende storiche e contemporanee che hanno interessato nel tempo la statua di San Pietro Martire, con un’analisi sullo stile, la cronologia, la committenza, fino ad illustrare la tecnica costruttiva e l’intervento di restauro effettuato sulla statua lignea. Sono intervenuti: Fabio Marcelli, Professore Associato di Storia dell’Arte Moderna, Università degli Studi di Perugia; Giorgio Bonsanti, già Professore Ordinario di Storia e Tecniche del Restauro, Università degli Studi di Firenze; Giancarlo Gentilini, Professore ordinario di storia dell’arte moderna, Università degli Studi di Perugia; Alfredo Bellandi, professore associato di Museologia, Critica Artistica e del restauro, Università degli Studi di Perugia; Anna Fulimeni, restauratrice dell’opera; don Luciano Cinelli, curia vescovile, Civita Castellano; Francesca Mannucci, Conservatore, Pinacoteca Civica “B.Malajoli” di Fabriano.
Foto di gruppo dei relatori del convegno
La storia della statua del San Pietro martire
Realizzata in legno di pioppo intagliato e dipinto, la scultura é a grandezza naturale e rappresenta il frate domenicano San Pietro martire. L’iconografia del Santo è legata al suo assassinio, avvenuto il 24 marzo 1252 da parte degli eretici per mezzo di un falcastro: nel caso della scultura fabrianese il martire è rappresentato con il libro tra le mani e il falcastro conficcato nel capo, che è stato collocato, dopo il restauro, sul basamento dell’opera.
Collocata per secoli in una nicchia della chiesa di San Domenico a Fabriano, la statua era mal conservata e considerata erroneamente un’opera dell’Ottocento. Il primo a intuire la qualità dell’opera proponendo un riferimento a Donatello fu Fabio Marcelli, docente di Storia dell’Arte presso l’Università di Perugia, quando la statua si trovava presso il deposito delle opere d’arte provenienti dagli edifici danneggiati dal sisma del 1997. Come ci racconta lo stesso Marcelli “la scoperta è venuta dopo un evento triste della città e della regione, il terremoto del 1997, quando nacque l’esperienza del deposito attrezzato nelle ex cartiere Miliani.Conoscevo già da tempo questa statua ma essendo collocata molto in alto, non avevo potuta studiarla per bene. Quando ebbi modo di vederla nel deposito rimasi folgorato, nonostante ridipinture e danni gravissimi, e subito capii la potenza straordinaria, da questo momento, nel 1998, nasce una vicenda anche controversa, lunga, sicuramente affascinante, che ci ha portato alla giornata di oggi“.
Il prof. Giancarlo Gentilini, docente di Storia dell’arte moderna presso l’ Università di Perugia e uno dei massimi esperti di scultura fiorentina rinascimentale, ha confermato, come anche altri studiosi, l’intuizione dello storico dell’ arte fabrianese, riconoscendo la mano del grande maestro del Rinascimento. La scultura mostra infatti chiare analogie stilistiche con altre opere donatelliane, indagate e rivelate dal grande lavoro di analisi e di studio di Marcelli e Gentilini, e ad avvalorare l’attribuzione c’è un altro fattore di notevole importanza, che riguarda la fitta rete di rapporti tra i domenicani fiorentini e quelli fabrianesi, tra la città di Fabriano e quella di Firenze.
Fabio MarcelliGiancarlo Gentilini
L’importante attribuzione, sottolinea il Sottosegretario di Stato alla Cultura Vittorio Sgarbi, si deve quindi alla passione e all’impegno di Giancarlo Gentilini e Fabio Marcelli, precisando che nonostante non ci sia assoluta unanimità, “l’opera appartiene a quel momento, ha uno spirito donatellesco, ha la forza della presenza di Donatello a Padova nella Basilica del santo. […] L’opera viene da quel crogiuolo di una cultura nella quale la bellezza non conta, conta la forza, conta la vita, questo santo un po’ tarchiato, con la testa tagliata, il sangue sulle tempie, è un esempio di verità e realismo che è tipico di Donatello. […] La Padova di quegli anni è il luogo di una grande rivoluzione e questa opera è una testimonianza di quella rivoluzione, in cui la bellezza è sostituita dalla potenza, dalla verità, da questo santo che è come un pastore, un contadino, che da una cappella della chiesa di San Domenico, ora andrà a giganteggiare nella Pinacoteca di Fabriano“.
Il restauro dell’opera
La statua, che era stata pesantemente ridipinta ed era piuttosto malconservata, ha richiesto un lungo e delicato restauro, che è stato presentato durante il convegno e che ha permesso all’opera di tornare all’antico splendore. “È stata un’esperienza meravigliosa e molto particolare – racconta Anna Fulimeni, restauratrice dell’opera – soprattutto, una grandissima occasione analizzare una scultura di una tale grandezza monumentale e di una sperimentazione tecnica di altissimo livello. Un restauro estremamente delicato e complesso perché la scultura presentava molti problemi conservativi, che durante il lavoro affioravano, e anche dal punto di vista critico non è stato semplice capire la strada da percorrere. Creare un restauro uniforme e leggibile che potesse ridare dignità a questa opera, che ha subito diversi danni nel corso del tempo, a cui diamo una voce in questo convegno su ciò che è stato realmente fatto con questo restauro.“
Anna Fulimeni
Gli interventi saranno pubblicati dalla Fondazione Marche Cultura il prossimo anno nel volume Donatello e il San Pietro Martire a Fabriano: riflessioni dopo il restauro, a cura di Alfredo Bellandi, Giorgio Bonsanti, Giancarlo Gentilini.
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