10 cose da vedere nell’Archivio storico comunale di Matelica

Chi non vorrebbe tornare indietro nel tempo e conoscere personaggi famosi del passato, scoprire come vivevano i nostri antenati e magari conoscerli? C'è un modo per fare tutto questo, e non si tratta di un film di fantascienza: basta varcare la soglia di un archivio.

Gli archivi sono per eccellenza i luoghi deputati alla conservazione e fruizione dei documenti, che siano pergamene del XII secolo, registri dello stato civile o documenti in formato digitale. Matelica ha uno dei più importanti archivi storici delle Marche e conserva documentazione prodotta a partire dal XII secolo, tra cui 948 pergamene.
L’attuale ordinamento dell’archivio è stato dato da Giulio Grimaldi, docente alla Scuola normale superiore di Pisa, il quale iniziò i lavori di risistemazione di quello che era chiamato Archivio Segreto nel 1905. Morto prematuramente nel 1910, il lavoro fu portato a termine l’anno successivo dall’amico Gino Luzzatto, medievista, storico dell’economia e professore in quel periodo all’Istituto Superiore di Commercio di Bari. L’archivio storico di Matelica è oggi annesso alla Biblioteca comunale intitolata allo scrittore matelicese Libero Bigiaretti.

1. La più antica annotazione di acquisto di carta bambagina (1264)

Secondo lo storico della carta Giancarlo Castagnari a Matelica si conserva una delle più antiche attestazioni del commercio della carta fabrianese. Nel registro di spese del 1264 è annotato l’acquisto di alcune risme di carta bambagina: non è specificata però la provenienza, c’è chi propende per Fabriano e chi per Pioraco, ma è indubbio che la questa carta fosse eminentemente marchigiana.

2. La pergamena del 1282

Il documento registra gli atti e le deposizioni di testi in un processo tra Matelica e Camerino, intentato poiché quest’ultima aveva occupato la rocca di Santa Maria in monte. Si tratta di un rotolo di più di 10 metri composto da 16 pergamene cucite assieme: è certamente il documento più imponente che l’archivio conservi.

3. Gli Statuti delle Società del popolo di Matelica (1340)

Matelica è una delle poche città che conserva ancora questa documentazione. Si conoscono 13 società del popolo di Matelica, ma solo di 4 compagnie abbiamo lo statuto che ne regolamentava la vita: i loro nomi sono Luna e Stella, Croce, Contrada di Sant’Agostino e Rosa di Borgo. Lo scopo per cui nel Medioevo sorgevano queste associazioni di armigeri era quello di mantenere la pace e la tranquillità dentro le mura cittadine e sedare eventuali tumulti.

4. Gli antichi statuti dell’Arte della Lana (XV sec. circa)

Matelica ha avuto un’attività manifatturiera di panni lana almeno fino a tutto l’Ottocento godendo di alterne fortune nei secoli. Fin dal XIV secolo l’Arte della Lana era presente in città e nell’Archivio storico comunale è presente un singolare documento: un brandello di pergamena di forma circolare, ritagliato da un codice, che riporta due capitoli dello statuto dell’Arte. È scritto in volgare semi-dialettale ed è attribuibile al XV secolo. Dal frammento si capisce che l’Arte esercita un monopolio sull’attività laniera a Matelica, richiedendo che l’attività professionale venga svolta solo dopo essersi immatricolati all’Arte.

5. I salteri del Convento di San Francesco (XVI sec. circa)

La biblioteca di Matelica nasce dall’acquisizione dei fondi librari dei frati Cappuccini e dei Minori Osservanti a seguito della soppressione degli ordini religiosi avvenuta dopo l’Unità d’Italia. Nel cospicuo numero di testi incamerati spiccano tre manoscritti liturgici appartenuti al convento di San Francesco del XVI secolo. Questi salteri, cioè libri che contengono i 150 salmi distribuiti nei giorni della settimana secondo le ore canoniche, sono stati scritti su pergamena e presentano capilettera colorati e decorazioni floreali.

6. I libri delle Doti Pifari

Nel 1634 Tiburzio Pifari istituisce per testamento un fondo per un sussidio di cinquanta scudi romani per dotare o monacare una zitella di casa Pifari o, in mancanza, un’altra zitella povera nativa di Matelica, delegando al comune l’assegnazione che dura fino al XIX secolo. Il volume più antico presenta sulla coperta in pergamena degli ornamenti dorati, lo stemma con il patrono di Matelica Sant’Adriano, a cavallo e con lo stendardo, e lo stemma della famiglia Pifari,  due pifferi incrociati su sfondo blu e rosso.  La curiosità: alla fine di ogni assegnazione viene riportato un breve albero genealogico che riconduce la zitella a Tiburzio Pifari.

7. I bozzetti del Teatro di Giuseppe Piermarini (1805)

Il teatro condominiale, di proprietà privata fino al 1979, è intitolato al famoso architetto Giuseppe Piermarini, meglio conosciuto per aver progettato e costruito il Teatro alla Scala di Milano. A lui infatti si devono i primi disegni del nuovo teatro matelicese, probabilmente risalenti al 1805, quando quattro notabili cittadini acquistano un immobile sul quale nascerà l’edificio. I bozzetti autografi presentano i disegni di una facciata, mai realizzata, e degli interni.

8. Le opere di Diego Pettinelli

La famiglia De Carolis ha donato nel 1992 al Comune di Matelica più di 3000 opere tra disegni, riproduzioni grafiche, pastelli dell’incisore matelicese Diego Pettinelli (1897-1989). Nato a Matelica, ha studiato nella locale Scuola d’Arte e poi all’Istituto d’Arte per l’Illustrazione del Libro di Urbino. Allievo del pittore Adolfo De Carolis ne diviene collaboratore e poi genero, sposandone la figlia Adriana. Pettinelli si specializza nella xilografia e nell’illustrazione del libro, incidendo su legno copertine per le più importanti case editrici (Zanichelli, Mondadori, Vallecchi).

9. La lettera di Gabriele D’Annunzio a Diego Pettinelli (1936)

Durante il soggiorno romano Diego Pettinelli frequenta il gruppo dannunziano che ruota attorno alla rivista Cronache Bizantine, dove conobbe il suo futuro suocero Adolfo De Carolis. Fu proprio quest’ultimo a portarlo al Vittoriale a conoscere D’Annunzio. Tornò a Gardone altre due volte, l’ultima nel 1936: D’Annunzio gli aveva chiesto di progettare alcune decorazioni di cui però non si fece nulla. È proprio del 1936 la lettera scritta dal Vate a Pettinelli, in cui il poeta lo esalta nella sua arte xilografica definendolo discepolo non solo di De Carolis ma anche del grande pittore ateniese del VI secolo a.C. Kleitias.

10. Le onorificienze di Libero Bigiaretti

Un altro grande matelicese, lo scrittore Libero Bigiaretti (1905-1993), ha donato parte del suo patrimonio librario e documentale al Comune di Matelica: la Biblioteca comunale intitolata proprio allo scrittore conserva un fondo di libri da lui donati negli anni. Tra le donazioni vi sono anche i diplomi al merito collezionati nella sua vita di scrittore: la nomina a Commendatore del 1962, il diploma di Commandeur de l’ordre national du mérit della Repubblica Francese del 1975, la laurea ad honorem consegnatagli da Carlo Bo, rettore dell’Università di Urbino, nel 1986.

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